sabato 29 gennaio 2011

Recensione - EERIE SIN


EERIE SIN - The Price Of Our Hate
(2010, 2+2 Records)

Mmm… è sempre difficile recensire un disco così distante dai propri ascolti abituali… Ovviamente i gusti personali devono essere tenuti fuori, e bisogna analizzare l’incisione in maniera più obiettiva del solito. Gli Eerie Sin propongono un Heavy/Thrash Metal con richiami alla tradizione old-school e un songwriting forse in alcuni punti leggermente scontato, ma comunque mai banale o troppo prevedibile. Il disco di questa recensione, The Price Of Our Hate, credo si possa definire più un full-lenght che un ep. Benché infatti sfiori appena la mezzora come durata complessiva, si divide comunque in ben 8 tracce più una brevissima introduzione strumentale.
Gli otto brani che compongono l’album sono rabbiosi e scorrono via veloci e (fortunatamente) senza cali di tono. Tuttavia non posso esimermi dal parlare dell’elemento comune che ahimè fa loro perdere diversi punti: la voce. Niente grunt, niente esplosioni di collera, niente “conferme” vocali all’aggressività degli strumenti. Abbiamo invece una voce pulita che si diverte a strillare e in qualche modo si accosta maggiormente ai canoni del Punk delle origini (Sex Pistols, qualcosa dei Clash) piuttosto che a quelli del Thrash Metal. L’abbinamento non è certo dei migliori: le urla al limite dell’estensione (giusto mezzo tono in più e si stonerebbe di brutto), acute, indecise e imprecise, smorzano tutta l’aggressività del tappeto sonoro strumentale, che altresì sarebbe più che dignitoso. E qualche effetto sonoro o coretto di voce estrema inserito qua e là non migliora purtroppo la resa finale.
Neanche a farlo apposta, trovo che il pezzo migliore dell’album sia ATOMIC WRATH: un pezzo che inizia a mo’ di Power ballad, con un cantato adagiato su note più basse e accompagnato da alcuni effetti di eco, e poi diventa totalmente strumentale ed esplode con una notevole rabbia fino alla sua conclusione. In questa traccia il cantante, anche se per pochi secondi, ha dato un’ottima prova delle sue capacità, e mi ha fatto capire che cantando magari su note più basse e facendosi affiancare eventualmente da un growler, potrebbe dare il meglio di sé e migliorare il comunque più che discreto risultato dei suoi compagni strumentisti.
C’è da dire che ad ogni modo gli Eerie Sin sono stati coraggiosi e, a loro modo, anche innovativi: dote più unica che rara nel saturo ambiente della musica in generale (non soltanto del Metal quindi). Per essere competitivi, però, devono secondo me essere apportate delle rettifiche a livello vocale, e magari inserito un qualche elemento a livello strumentale che possa far restare impressi gli Eerie Sin nella mente dell’ascoltatore.

Grewon

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Live Report - Bruise Violet + Flang


27.01.2001 - Bruise Violet + Flang @ El Rojo Pub - Alezio (LE)

Serata Rock all’El Rojo, ieri 27 gennaio. Protagonisti sono gli ormai conosciuti Bruise Violet e una giovane band chiamata Flang, che nonostante fossero miei concittadini non avevo mai avuto occasione di vedere live; la mia curiosità era rivolta in particolare a loro (se non altro perché Nardò è notoriamente “terra bruciata” in fatto di Rock/Metal): il quartetto propone un Rock melodico di chiara ispirazione Muse (in effetti poi suoneranno proprio una loro cover) con qualche piccola influenza Negramaro, e in quest’ottica importantissimo è il ruolo del singer che può decretare già da subito il valore della band, visto che per un simile genere un cantante stonato equivale a fallimento certo... Fortunatamente non è il caso dei Flang, il cui singer è intonato e con una bella voce particolare che dà una marcia in più al gruppo. L’esibizione scorre via con una certa scioltezza, il repertorio pur non brillando per originalità è comunque tale da poter promuovere i 4 ragazzi, che possono dirsi soddisfatti per l’andamento della serata. Un appunto va però fatto alla band che, anche nei frangenti più rock sembra un po’ “trattenuta” dal punto di vista scenico, nonché al discutibile look “troppo patinato” dei due chitarristi (siate un po’ più selvaggi, siete chitarristi Rock, Cristo!). Curando questi piccoli aspetti e con una maggiore cura del songwriting la band può comunque crescere ulteriormente.
Si passa quindi alla band principale della serata, i Bruise Violet, band che personalmente reputo molto valida, autori di un Grunge Rock molto pesante e originale, la cui punta di diamante è indubbiamente Claudia, carismatica front girl estroversa che trasmette ai pezzi una forte personalità grazie alla sua voce eclettica capace di variare dal cantato melodico all’urlato più disperato con assoluta disinvoltura. Prima dell’esibizione mi è parso di capire che proprio lei fosse un po’ acciaccata dalla febbre, ma ciò non sembra essere un ostacolo degno di nota, influisce solo nella primissima parte, in cui come un diesel sembra carburare ma una volta lanciato il primo urlo si torna sui suoi solisti standard. Il gruppo presenta gran parte dei pezzi del loro album Ugly Little Girl tra cui la coinvolgente titletrack ODE TO FALSE FRIENDS, a mio parere il loro pezzo più rappresentativo. Qualche problema tecnico penalizza la band, e a tal proposito una nota di merito va al bassista Stefano, come al solito tanto scenico quanto ubriaco (questa è attitudine Rock, Cazzo! \m/) costretto a litigare con un basso ieri un po’ troppo “capriccioso”. Peccato che pian piano il pubblico (dapprima numeroso) inizi a sfollare (brutto malcostume generale quello di supportare solo la band di amici e poi andar via) ma comunque la band non si demoralizza e continua la sua buona esibizione.
In generale si può dire che comunque la serata può considerarsi riuscita, un’altra buona affluenza di pubblico e uno show discreto da parte delle 2 band.

Torrrmentor

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lunedì 24 gennaio 2011

Recensione - MIDNIGHT MADNESS


MIDNIGHT MADNESS - From Ashes To Madness
(2010, Autoprodotto)

I Midnight Madness sono una band Heavy Metal di Napoli,  e da poco è uscito il loro primo cd autoprodotto dal titolo From Ashes To Madness. Le 11 tracce che lo compongono sono fortemente “eighties”, e lo sanno bene i cinque componenti del gruppo, almeno nello spirito.
E’ vero che il cantato del vocalist Michele Colangelo, dotato di un’ottima estensione vocale, richiama (intensionalmente o meno) quel Bruce Dickinson che ha fatto da scuola a tanti singer metallari, ma gli anni ottanta sono passati da un pezzo e restano solo nello spirito e nelle sonorità. Diverso infatti è il discorso per quanto riguarda la struttura dei pezzi, delle scelte compositive soprattutto a livello di armonia.
I Midnight Madness possono contare su una buona vena e i pezzi non sono così scontati come ci si potrebbe aspettare sapendo le premesse (o promesse) di Heavy ottantiano.
Merita una sottolineatura, quindi, la cura compositiva, oltre alla succitata prova vocale davvero notevole (a voler proprio cercare il pelo nell’uovo ci voleva un po’ più di cura nei cori…).
Discorso diverso per alcuni aspetti tipici dei cd autoprodotti.
Cominciamo dalle chitarre (soprattutto ritmiche) che risultano un po’ “piatte” sia come suono che come presenza. Naturalmente tutto sta al gusto del musicista, è probabile che siano state volutamente registrate così, ma all’orecchio dell’ascoltatore risultano dei power chord che muoiono troppo presto (manca un po’ di coda) e, provo ad azzardare, manca il “suono della valvola”. Inoltre le avrei alzate un poco. Insomma, un po’ di piattezza, ma che non pregiudica comunque la buona prova di Eduardo Iannaccone e Pietro La Tegola alle chitarre.
Basso e batteria (rispettivamente Vincenzo La Tegola e Dario Marchetti) sono solidi ed efficaci, non perdono un colpo.
Insomma, i cinque formano un bel combo, e From Ashes To Madness suona davvero bene per essere un cd autoprodotto. Come già detto non deve ingannare l’etichetta di band Heavy ottantiana che loro stessi si sono cuciti addosso, perché se a tratti l’influenza degli Iron Maiden e simili è molto marcata, comunque poi sono riusciti a dare un’impronta personale (sempre a livello compositivo) ai loro pezzi, e questo non può essere che positivo.
La speranza è riescano a ritagliarsi uno spazio nella scena musicale e che abbiano la possibilità di registrare un album con la produzione adeguata. In bocca al lupo, ragazzi!

The Rock Child

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venerdì 21 gennaio 2011

Intervista - ANCIENT DOME


Eccoci qui oggi con Paul, frontman degli Ancient Dome, una band che, a parere di chi scrive, ha fatto uscire uno tra gli album Thrash italiani migliori del 2010

Ciao Paul, grazie per questa intervista, iniziamo subito parlando del vostro ottimo album, non era facile bissare l’ottimo Human Key eppure questo nuovo Perception Of This World ci è riuscito in pieno: cosa è cambiato ora per voi? Sentite di esservi conquistati un posto importante nell’underground Thrash italiano oppure pensate di non aver ancora avuto una vera e propria rivalsa su di esso?
Ciao Alex, grazie a te e allo spazio che concedi a me e agli Ancient Dome! Prima di tutto, la soddisfazione è essere arrivati a registrare e presentare a tutti voi un nuovo album, e speriamo col tempo di conquistare sempre più appassionati. Cos’è cambiato? Poco o niente, se proprio vuoi le canzoni sono un po’ più tecniche! Posto importante? Non credo... un amico ci ha inseriti in una lista di band che “non ricevono il supporto che meriterebbero dalla gente”; è un complimento che fa anche piacere, ma non credo sia vero. Riceviamo quanto meritiamo: se la gente ha bisogno di altro, o di una proposta molto più inquadrata della nostra, è ovvio che non possiamo raggiungere il loro cuore come altre band, ma è parte del gioco, ne siamo consapevoli.

In sede di recensione vi accostai ai redivivi Heathen per il vostro Thrash tecnico ed elegante, pensi che uno dei vostri punti di forza sia proprio il fatto di padroneggiare così bene un genere così elitario, soprattutto in Italia, dove va per la maggiore il Thrash Core?
Credo sia uno dei punti di forza, ma voglio dirti che non la viviamo come situazione elitaria, solo come il modo di scrivere musica che più ci aggrada, ci completa. Mi fa piacere che tu parli di padroneggiare bene il genere: per conto mio, ti dico che dal punto di vista strumentale, è il nostro batterista Joe a fare la differenza, e noi altri cerchiamo di fare il meglio che possiamo. Forse è proprio rifarsi a band che non sono davvero note, ma quasi di nicchia per una buona percentuale di metalheads, che ci allontana da una buona fetta di pubblico; anche gli Heathen, per quanto mi riguarda, hanno sempre vissuto “borderline”, e considerato che è una delle mie massime ispirazioni, direi che siamo consapevoli di non essere del tutto digeribili.

Ho notato una particolare cura per i testi, dietro cui si cela un generale clima di pessimismo (condivisibile tra l’altro...) per l’attuale situazione dell’umanità, il cui triste epilogo potrebbe essere rappresentato dall’apocalittico (e favoloso) artwork, oltre che dalla frase “there is no reason to hope that the lesson is learned”. E’ così? Vuoi spiegarci nel dettaglio il concept?
Come ho già detto a quanti hanno intervistato in precedenza l’antica dimora, riciclo una frase che riassume il tutto: “l'album può essere visto come una metafora, dal punto di vista lirico, del continuo comportamento irrazionale che ha portato l'uomo a costruire attorno a sé un futuro ben poco roseo; una critica mai velata, senza doppi fini, sull'uso delle risorse a nostra disposizione, che è meglio identificabile come un vero e proprio sfruttamento. Preciso che questa visione non deve essere per forza di cose intesa in senso negativo: forse sotto molti aspetti non vi è più possibilità di tornare indietro, ma si può e si deve compiere lo sforzo di reagire, perché anche le generazioni future abbiano la possibilità di godere di quanto di buono ancora ci circonda!”.
Per la seconda parte della tua domanda, riciclo ancora un’altra risposta, perché mi sembra la più spontanea e corretta: “La copertina voleva sintetizzare la visione delle liriche: il rifiuto degli elementi di sottostare ai cambiamenti indotti dal consumismo e dalla bramosia umana, che porta a cercare di avere ragione anche della natura. La frase che hai citato fa parte della seconda strofa della titletrack; attualmente, purtroppo con un pensiero pessimistico, non ho ragione di credere che la lezione sia stata imparata. La lezione di cui parlo è il rispetto di ciò che ci circonda, dall’ambiente a quanti in esso devono sopravvivere; basta accendere la tv, e omettere i programmi spazzatura, per accorgersi di come sia all’ordine del giorno la speculazione, il sovra-sfruttamento, il disinteresse per le risorse finite. In ultimo luogo, guarda come siano rimasti in pochi a vedere ancora del buono nell’aiutare il proprio fratello, chi non ha nemmeno la forza di arrivare a fine mese, chi muore di fame quando c’è chi vive nel lusso sfrenato senza il minimo rispetto per la povertà che lo circonda. Il primo stronzo sono io, ma spero sempre di migliorare e ce la metto tutta per cercare di uniformarmi a questo mio pensiero: altrimenti, sarei un ipocrita colossale!”.
Scusate la prolissità, ma è bello sbizzarrirsi in questi contesti.

Come procede la promozione dell’album dal punto di vista live? Avete intenzione di scendere anche nel Sud Italia? La Punishment18 vi sta assicurando lo spazio meritato?
Pochi live! Stiamo suonando troppo poco, la colpa è nostra, bisogna cambiare qualcosa... Potessimo scendere al Sud Italia, perché no? Ma non abbiamo ganci, e non potremmo garantire ad una band del Sud una data dalle nostre parti per ricambiare, visto che facciamo fatica noi a trovarle! La Punishment 18 Records non è una booking agency, ma per quanto riguarda la promozione del disco, sta lavorando come sempre molto bene!

Come vi ponete voi Ancient Dome nei confronti delle agenzie di booking e del cosiddetto metodo del “più paghi più suoni”?
L’unica volta che abbiamo pagato per suonare, è stato per partecipare ad un concorso qui dalle nostre parti, e ti parlo di 30 euro; poi, sempre in quel locale abbiamo fatto pienoni, e recuperato quelle 30 euro guadagnandone centinaia in più! (Ah Ah Ah!) Niente agenzie per noi, con tutto il rispetto, ma chi bazzica nell’ambiente sa quali sono quelle da cui bisognerebbe tenersi alla larga. Purtroppo non tutti ne sono a conoscenza e si rivolgono a loro, favorendone tutt’ora riscontro. Pagare per suonare ammazza la musica live, nessun rispetto per quelle band che sborsano svariate migliaia di euro per date e tour (poi perdonami, ma bisogna proprio essere babbi di minchia per farlo in un paese come l’Italia!).

So che sei un attento appassionato e conoscitore dell’underground italiano, in particolare Thrash, come vedi la scena di adesso? Facci il punto della situazione attuale del Thrash italiano, suggerendo ai nostri lettori qualche valida band che merita maggiori attenzioni.
Come ho già avuto modo di sottolineare più volte ultimamente, la situazione underground Thrash italica ha ben poco da invidiare alla situazione internazionale! Escludendo la localizzazione geografica ovviamente! (Eh! Eh! Eh!) Se da una parte troviamo band che fieramente ripropongono la tradizione senza alterarla più di tanto, altre cercano una strada più personale; a parte gli approcci più dilettantistici, che hanno bisogno della gavetta che un po’ tutti ci siamo fatti, siamo quasi saturi di ottime formazioni, e non si può che andarne fieri!
Perdonami, ma non faccio nomi: seguendo la scena conosco davvero tante band (non tutte certamente, peccherei di alterigia), e finirei per ometterne troppe. Credo nel nostro sottobosco, e per me sono tutte valide e tutte da supportare.

Nel vostro futuro immediato immagino ci sia solo la promozione dell’album, oppure ci sono sorprese in serbo per i vostri fans?
Per quanto si riuscirà, certamente; diciamo che il futuro prossimo è quantomeno nebbioso, per momenti di “transizione” di alcuni di noi e possibili partenze per periodi prolungati di altri. Certamente il nome non smetterà di esistere, ma l’attività live potrebbe rallentare ancor più del solito... in compenso, in qualsiasi modo si andrà a sviluppare l’attuale situazione, è possibile che gli Ancient Dome si trasformino in un quintetto con l’ingresso di un nuovo membro, lascio immaginare che ruolo potrebbe svolgere... (Ah! Ah! Ah!)

L’intervista si conclude qui, grazie per aver risposte alle nostre domande, per chiudere ti invito come di consueto a lasciare i vostri contatti e a salutare i nostri lettori con una frase o un concetto che racchiude il modo di essere o il credo musicale degli Ancient Dome!
Grazie a te Alex, e a Metal Arci! Ogni forma di supporto è sempre gradita! Prima di salutare, lasciami chiedere anche ai vostri lettori di supportarci se siamo di loro gradimento: l’acquisto del cd permette alla band di poter pensare più serenamente al futuro, spero possiate capirlo ed essere interessati... il discorso vale per qualsiasi realtà underground, italiana e non. Per quanto ci riguarda, trovate tutte le info che cercate su http://www.ancientdome.com e http://www.myspace.com/ancientdome.
L’antica dimora del Thrash suona per divertirsi e divertire la gente, e crede fermamente che la nostra stupenda dimensione underground sia da supportare in tutte le salse... Keep the Metal faith alive!

Torrrmentor

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venerdì 14 gennaio 2011

Live Report - Warknife + Ajna


13.01.2011 - Warknife + Ajna @ El Rojo Pub - Alezio (LE)

In tempo di crisi e di precariato anche le serate Metal non fanno eccezione. Ne sanno qualcosa Warknife e Ajna che si presentano al live di giovedì all’El Rojo di Alezio (LE) in formazione ridotta causa “tagli al personale” e con un bassista da condividere.  I Warknife senza una chitarra, gli Ajna senza singer. Tuttavia ciò non impedirà di assistere a una bella serata.
Si inizia proprio con gli Ajna (ex Audio MD Project) la band nonostante i pochi live non è composta da gente “di primo pelo” ma al contrario da elementi di una certa esperienza, provenienti da Collepasso/Tuglie/Parabita. La loro proposta musicale è estremamente varia ed interessante, anche se più propriamente vicina al Prog (si può sentire una chiara “influenza” Opeth/Tool in certi frangenti) non disdegna però escursioni Stoner e più in generale “alternative”.
La setlist è abbastanza nutrita (i due gruppi avranno a disposizione un’ora a testa) e convincente tant’è che tra il pubblico si sentono vari commenti positivi, tuttavia il fatto di essere strumentali alla lunga penalizza il gruppo e la soglia di attenzione cala… Se questa band però saprà trovare un singer competente che possa amalgamarsi alla perfezione col loro sound i margini di miglioramento possono essere altissimi, diventando così una nuova e interessante realtà del nostro underground Salentino.
Si passa quindi ai rodati Warknife, che non hanno bisogno di presentazioni, ma oggi hanno l’incognita della mancanza della seconda chitarra (un ritorno alle origini per il gruppo, inizialmente erano in 4). Questo però non sembra fermarli, ma solo limitarli lievemente. Il pubblico c’è ed è caldo, ed il loro show è compatto e potente come al solito, la scaletta presenta alcune sorprese come un pezzo nuovo di zecca (anche questo è un piccolo ritorno alle origini visto che è di stampo Kreator, al contrario degli ultimi brani Warknife, più orientati sul Death) e l’esecuzione di NEW CRUSADE, uno dei cavalli di battaglia del gruppo, accantonato con l’ultima line-up; il pubblico partecipa con un po’ di sano pogo e la serata scorre piacevolmente fino al termine.
Concerto quindi ben riuscito, 2 ottime esibizioni, pubblico numeroso e anche abbastanza partecipe. Nell’attuale desolazione live del Metal Salentino fa bene ogni tanto qualche buona notizia!

Torrrmentor

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